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I gol livornesi arrivarono nel finale: al 38º minuto, dopo una palla gol del Livorno sventata in corner da Francesconi, sul successivo calcio d’angolo, battuto da Corte, Magnozzi insaccò di testa, accorciando le distanze; quattro minuti dopo, approfittando di una mischia in area neroazzurra e di «un arresto insufficiente» del portiere neroazzurro, coperto dai compagni, il Livorno segnò di nuovo, portando il risultato sul 3-2 (si hanno discordanze sull’autore del gol: o autorete di Campelli o rete di Magnozzi). Il 25 aprile 1943, mentre gli amaranto si imposero in casa sul Milan, il Torino faticò sul campo del Bari che lottava per non retrocedere; il gol di Valentino Mazzola a pochi minuti dal termine regalò vittoria e scudetto ai granata, mentre il Livorno chiuse il campionato al secondo posto con 43 punti, frutto di 18 vittorie, 7 pareggi e 5 sconfitte. Stratosferica la coppia d’attacco Protti-Lucarelli (ben 53 gol in due), entrambi protagonisti di un’annata indimenticabile; importante anche il contributo del giovanissimo difensore Giorgio Chiellini. Nel campionato 1988-89 il Livorno sprofondò nuovamente in C2 al termine di un’annata disastrosa. Per il campionato di Serie B 2003-2004 il Livorno venne affidato al giovane mister Walter Mazzarri. Gino Magni, al suo passaggio alla categoria professionisti, risulterà il più giovane partente alla Milano-Sanremo.
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Livorno 1944 nelle finali provinciali ma perdendo la finalissima contro la Fiorentina. Livorno 1944 che entrarono presto nella fase conclusiva. Livorno 1944 (casacca amaranto) e la S.S. Nel frattempo la S.S. Nel corso degli anni cinquanta con la maglia amaranto fece il suo esordio il livornese Armando Picchi, futuro capitano e bandiera della Grande Inter. La stagione successiva i gradi passarono al portoghese Manuel Rui Costa, il quale con la fascia al braccio sollevò l’ultimo titolo vinto dai Viola, la Coppa Italia 2000-2001. Angelo Di Livio fu il capitano gigliato dal 2001 al 2004, rimanendo in squadra nonostante il fallimento della società e la ripartenza dalla Serie C2. In ogni caso, potrai sfoggiare con orgoglio i colori autentici e l’iconico stemma della tua squadra del cuore. La maglietta indossata in quella importante occasione non sarà mai dimenticata e, sebbene possa sembrare una t-shirt rossa stemma cucito al centro, è ancora indiscutibilmente iconica. Chi non è esperto pensa che un controllo di originalità possa essere fatto guardando banalmente l’etichetta o stampa presente all’altezza della nuca, errore da principiante. Tale fu il giudizio de La Stampa sul Livorno: «L’Internazionale F.C. Il suo metodo è quello seguito dal Taine nello studio sopra il Balzac; procede come lui ordinato, serrato, cadenzato, a passi eguali e pesanti; dal che deriva, a giudizio di alcuni, un certo difetto di sveltezza al suo stile, che è in ispecial modo apparente nei suoi ultimi libri.
Secondo il giudizio del quotidiano labronico Il Telegrafo, «i livornesi hanno giocato in dieci per quasi tutto il primo tempo e per tutta la ripresa; nell’insieme, come prova il numero dei corner, hanno dimostrato una certa superiorità in campo; e sono stati danneggiati, e non lievemente, dalla scarsa attenzione dell’arbitro. Le mitiche chevron di hummel a completare il tutto. Tuttavia in estate la Federazione estromise i labronici dalla Serie C2 per gravissimi problemi economici e la società, con la nuova denominazione di Associazione Sportiva Livorno Calcio, fu costretta a ripartire dal campionato di Eccellenza appena inaugurato, che vinse subito nettamente. Nel 1946 la società tornò ad assumere la storica denominazione U.S. Nella stagione 1971-72 il Livorno retrocesse di nuovo in serie C, ed entrò in una grave crisi finanziaria (culminata nel fallimento) che venne risolta con l’acquisizione della società da parte del petroliere Corasco Martelli, la cui presidenza segnò la storia del calcio labronico per un decennio. Si trattò di un episodio isolato, tanto che nel 1988 la società venne posta in liquidazione e assume il nome di Pro Livorno.
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